-1
archive,paged,post-type-archive,post-type-archive-portfolio_page,paged-2,post-type-paged-2,stockholm-core-1.2.1,select-child-theme-ver-1.1,select-theme-ver-5.2.1,ajax_fade,page_not_loaded,popup-menu-fade,side_area_uncovered,wpb-js-composer js-comp-ver-6.1,vc_responsive,"><!-- Google Tag Manager (noscript) --> <noscript><iframe src="https://www.googletagmanager.com/ns.html?id=GTM-MLQVN3S" height="0" width="0" style="display:none;visibility:hidden"></iframe></noscript> <!-- End Google Tag Manager (noscript) --><br style="display:none
Title Image

Archive

2018 – UNFAKE CONNECTIONS

Carol Goodden | Trisha Brown | Gordon Matta-Clark

A cura di Harold Berg e Massimiliano Scuderi

New York negli anni sessanta e settanta è stata l’incubatrice di movimenti e linguaggi artistici d’avanguardia come la Pop Art, la MInimal e la Conceptual Art. La mostra, curata da Harold Berg, membro del comitato per la fotografia del Whitney di New York, e dal direttore della Fondazione Zimei Massimiliano Scuderi, mira ad approfondire il clima di sperimentazione artistica e di contaminazione linguistica di quel momento storico, privilegiando le relazioni e le ricerche di tre grandi talenti dell’arte occidentale.

Gordon Matta-Clark, figlio del pittore cileno Roberto Matta e dell’artista americana Anne Clark, divenne famoso attraverso il suo personale metodo di sottrazione di parti di architetture, che tagliava e bucava, creando delle vere e proprie sculture. Creò insieme ad altri artisti l’Anarchitecture, movimento che fondò applicando il concetto di anarchia all’ architettura; le sue opere sono presenti in tutti i musei del mondo ed è considerato un punto di riferimento imprescindibile nella storia dell’arte contemporanea. Trisha Brown, scomparsa di recente, è stata coreografa e danzatrice, considerata artista a tutto campo per le caratteristiche specifiche delle sue performance, attente ai linuaggi visivi oltre che a quelli del corpo e della danza. Riuscì ad elaborare un suo personale stile, amato sia dall’Opera di Parigi che da artisti suoi amici come Donald Judd o Laurie Anderson. Carol Goodden, artista e moglie di Gordon Matta Clark, conosciuta come fotografa e interprete delle coreografie del Trisha Brown Dance Company di New York, svolse un ruolo fondamentale in questo contesto. Insieme a Tina Girouard e Gordon Matta-Clark fu fondatrice di FOOD,  un importante ristorante a SoHo, New York, all’incrocio tra Prince e Wooster street, un luogo in cui gli artisti potevano incontrarsi e gustare il cibo insieme.

FOOD è stato anche definito un “punto di riferimento nella storia e nella mitologia di SoHo negli anni ’70” . Dice Carol Goodden in un’intervista recente:FOOD era una  “scultura vivente”, non era solo un luogo in cui mangiare, era un luogo per pensare. Un luogo in cui incontrarsi, discu­tere idee, fare coreografie, scrivere, creare o osservare suoni (alcuni lavapiatti nel retro di FOOD, che faceva­no parte del Philip Glass Ensemble, registrarono i suoni delle stoviglie mentre venivano lavate). Per esempio alcune ossa di animale nelle mani di Gordon Matta-Clark sono diventate The Bone Dinner, sono state passate al lavapiatti, poi al gioielliere (il braccio destro di Rauschenberg, Hisachika Takahashi) che le ha infilate in una collana di corda di canapa in modo che il mecenate avesse la possibilità di indossare la sua cena a casa. Una tra­sformazione costante.

La mostra presenta oltre settanta opere dei tre artisti, insieme ad una nutrita sezione di documenti inediti e di oggetti che testimoniano la qualità delle relazioni intercorse tra gli autori. Un percorso tra fotografie, disegni e progetti, opere famosissime, come Hair Play od Office Baroque di Gordon Matta-Clark. Un’altra parte della mostra sarà dedicata alla documentazione completa di FOOD, con la riproposizione di alcune ricette originali fornite dalla Goodden stessa; concludono il percorso una sezione video con filmati inediti dei tre artisti ed un workshop in collaborazione con ACS Abruzzo Circuito Spettacolo di Teramo.

Carol Goodden sarà presente all’opening della mostra e, nei giorni precedenti, terrà una conferenza presso l’Accademia Nazionale di San Luca, evento promosso dalla Fondazione Zimei in collaborazione con l’importante istituzione romana.

La Mostra sarà visitabile su appuntamento fino al 2 Luglio 2018.

Data

Sabato 26 Maggio | ore 18.30

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa

2017 – Peter Fend

Change of the World starting in Tel Aviv

a cura di Massimiliano Scuderi

La conferenza presso il mercato ittico di Pescara, sarà seguita alle 21.00 dall’opening della personale di Peter Fend presso la Fondazione Zimei a Montesilvano Colle a cura di Massimiliano Scuderi. La mostra si presenta avvolta da un grande mistero legato ad una oscura vicenda di un pacco contenente materiale di studio dell’artista statunitense a Tel Aviv.
Nel pacco erano contenuti i materiali di un’esposizione di Fend con la sua organizzazione TVGOV (television government) presso il museo Artport che sembrano strettamente collegati alla copertina della rivista Economist del 20-26 Maggio 2017 relativa alla risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Il pacco inviato in Italia viene rimandato indietro per ben due volte per poi essere recapitato, con la sorpresa di tutti, ad una galleria d’arte di Basilea. Al di là del dilemma, la mostra presenta parte degli studi relativi alla ricerca dell’artista che da decenni, tra considerazioni di natura geopolitica e progetti di architettura e bioingegneria, presenta in contesti internazionali le sue visioni transdisciplinari per un nuovo destino delle nazioni e del mondo.
Tra i lavori esposti anche un video dell’artista intitolato “Grazie Mille”, dedicato al Mare Adriatico e all’artista Vito Acconci da poco scomparso.

Data

14.06. 2017 | ore 21.00

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa

2017 – Noritoshi Hirakawa

Before we get this far

A cura di Massimiliano Scuderi

Noritoshi Hirakawa, nato a Fukuoka nel 1960 e residente dal ’93 a New York, è il nuovo artista in residenza presso la Fondazione Zimei. La mostra, che segue il soggiorno dell’artista presso la struttura, è intitolata “Before we get this far” ed è curata dal direttore artistico della fondazione Massimiliano Scuderi.
La coreografia tratta questioni di psicologia sociale ovvero degli aspetti che regolano le relazioni tra individui nella società contemporanea. Hirakawa infatti costruisce delle situazioni, sottoforma di danze o performance, che spiegano il comportamento umano in termini di interazione tra stati mentali e situazioni sociali immediate. In particolare, attraverso le azioni e i comportamenti dei suoi interpreti, scardina i luoghi comuni e i tabù legati alla sfera intima o al rapporto con il corpo e la nudità.

Hirakawa crede che l’attività umana determini la forma della cultura in cui viviamo. La sua ricerca propone di estendere la capacità della percezione umana per favorire questa cultura. In questo quadro, egli sta spingendo i confini della percezione, alterando le opinioni estetiche per il futuro.
Come diceva Jean-Luc Godard, ci vogliono due persone per fare un’immagine e, per questo motivo, gli spazi e l’architettura della Fondazione Zimei diventano i dispositivi attraverso i quali vengono messi in relazione su molteplici livelli le persone, il pubblico e gli interpreti della coreografia, in un gioco di rimandi che lega le parti tra interno ed esterno dello spazio espositivo, attraverso un linguaggio complesso che unisce la performance al video, al cinema e alla fotografia.

Il mondo di Hirakawa si sviluppa intorno ad una memoria filmica. I suoi lavori inducono a pensare alle spazialità di Antonioni e Godard, all’intreccio di Truffaut , Chabrol e Bergman, in un ‘piano sequenza’ emotivo in cui piccoli movimenti sono l’espressione di pulsioni mai rivelate, memorie odiose, amori e desideri che s’insinuano ponendo chi guarda in una situazione empatica e di partecipazione, oltre le sovrastrutture e i vincoli sociali.
Hirakawa è un artista contemporaneo conosciuto a livello internazionale, ha creato numerose opere in fotografia, film, danza, installazione e performance.

Il suo lavoro è stato esposto in oltre 300 occasioni in musei, centri d’arte e gallerie in tutto il mondo, tra cui la Biennale di Venezia, la Biennale di Istanbul, la Biennale di Santa Fe, il Museo Modern Kunst di Francoforte, il Centro Pompidou a Parigi, il Museo PS1 di New York tra gli altri. Ha lavorato in diverse collaborazioni con artisti in altri campi, come poeti, musicisti, coreografi e architetti, oltre a presentare i suoi lavori al Das TAT di Francoforte, al Danse Montpellier, alla Fondation Cartier di Parigi e presso l’Università di Toronto.
La mostra di Hirakawa nasce dalla collaborazione della Fondazione Zimei con l’ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, il Mibact e la Regione Abruzzo ed è co-prodotta dalla Fondazione Zimei insieme al gruppo e-Motion.

Si prega cortesemente di rispettare l’orario della performance che avrà inizio alle ore 19.00

In collaborazione con

Data

2017

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa

2017 | Marco Pio Mucci

Asfalto Brillante, Romantico Cosmico, Strada Spettacolo

A cura di Massimiliano Scuderi

Con questa mostra Marco Pio Mucci prosegue la sua personale ricerca del ritrarre se stessi. Affascinato dagli elementi architettonici della Fondazione Zimei acquisisce familiarità con questo luogo.

Marco Pio Mucci è un artista nato a Benevento nel 1990. Trasferitosi successivamente a Milano,  frequenta l’Accademia di Brera e negli stessi anni crea, insieme ad altri suoi amici ed artisti, il gruppo Armada. Con loro organizza mostre del collettivo e non solo, dando vita di fatto ad una delle realtà più dinamiche e interessanti del panorama degli artist-run spaces d’Italia.
Nei suoi lavori quello che sembra un racconto autobiografico è in verità spesso cadenzato su alcune occasioni biografiche generazionali e su narrazioni maturate nell’ ambito di esperienze  condivise. I disegni riportano alla mente i ‘materiali selvaggi’ di alcune produzioni artistiche degli anni settanta e ottanta,  come quelle descritte da Pier Vittorio Tondelli, esegeta della cultura giovanile e underground di quegli anni.
Ma in questo autore vive anche la dimensione epica, ispirata forse dalle gesta di grandi figure della storia, imperatori, filosofi, santi e artisti, avendo egli la passione di leggerne spesso le biografie. L’autoritratto, passaggio obbligato per tutti gli artisti, diventa con lui un veicolo narrativo che non parla in terza persona, ma enfatizza, con sorriso bonario, la sua presenza nello spazio attraverso il volume plastico della figura. Alcuni dettagli rappresentano il correlativo oggettivo di un processo di aggregazione simbolica, di fatto compiuta attraverso la condivisione della creazione o attraverso una dialettica con il contesto specifico di ogni intervento.
La scelta di utilizzare il linguaggio del fumetto gli permette di sviluppare uno spazio di autonomia, così come negli anni sessanta avvenne per molti artisti con la scrittura, mezzo espressivo prediletto rispetto ai linguaggi e ai contesti convenzionali. Il fumetto, quindi, come luogo del fare indipendente dal sistema consueto di produzione ed esposizione dell’arte.

In questa occasione saranno presentate opere pensate per gli spazi e l’architettura della Fondazione e sarà presentato il secondo numero del fumetto “Sgomento”, intitolato O Tauto. Un libro oggetto in cui l’irruenza del vissuto si sublima nelle tavole disegnate al negativo, stratificazione di asfalti e simboli religiosi.
La mostra è a cura di Massimiliano Scuderi, direttore artistico della Fondazione Zimei, e prosegue il programma incentrato sulle residenze internazionali.

La mostra sarà visitabile su appuntamento fino al 28 Novembre 2017.

Data

Sabato 28 Ottobre 2017 | ore 18.00

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa

2016 | Politiche della Natura

Peter Fend, Sergio Limonta, Damir Očko, Oho Group, Marco Strappato, Luca Vitone, Zafos Xagoraris

A cura di Massimiliano Scuderi

Data

21.05.2016 ore 18.00

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa

2016 | Zehra Arslan – Nuria Fuster

A cura di Massimiliano Scuderi

Le artiste Zehra Arslan e Nuria Fuster, in residenza nel mese di luglio, hanno realizzato opere site specific per gli spazi della Fondazione lavorando su alcuni concetti: il mapping per la Arslan, inteso come punto di partenza della pittura che si espande al contesto,  e la scultura come approccio alla realtà per la Fuster che costruisce opere minimaliste in stretta relazione con lo spazio espositivo.
Per Zehra Arslan la riflessione parte dall’approccio al lavoro, una ricerca basata sul coinvolgimento di pittura, scultura, performance e installazione. Il suo lavoro consiste nella relazione che c’è tra l’opera, il suo allestimento e il fruitore. Familiarità e spiazzamento rappresentano alcune delle tematiche ricorrenti che vengono approcciate con leggerezza e senso ludico; Nuria Fuster riflette invece sulla pratica della scultura come esperienza dell’essere umano, come costruzione, processualità, trasformazione, come strumento dinamico aperto, in costante dialogo con la scienza, la politica, gli oggetti architettonici e le rappresentazioni mentali.
La mostra é a cura di Massimiliano Scuderi, direttore artistico della Fondazione Zimei.

Data

03.12.2016 ore 18.00

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa

UniTE – Studenti ospiti della Fondazione Zimei

Gli studenti del Corso di laurea magistrale Management and Business Communication che frequentano l’insegnamento Music and Visual Arts Management ospiti, venerdì 6 novembre, della Fondazione Zimei di Montesilvano. Guidati da Raffaella Morselli, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Teramo, i giovani studenti hanno visitato la mostra Fountainhead.

Galleria completa

2020 | Alexandra Barth

Alexandra Barth in dialogo con Massimiliano Scuderi

_ MS : Che approccio hai alla pittura? Ti riferisci ad un altro quadro nella storia dell’arte o al contesto in cui vivi?
_ AB : Molto è legato al luogo dove vivo. Petržalka è la più grande area residenziale di Bratislava, prima della seconda guerra mondiale in tedesco si chiamava Engerau. Venne realizzata molto velocemente dal regime comunista, con grandi blocchi di edifici.

 

_ MS : Ti chiedo del contesto riferendomi ad un libro di Igor Zabel sull’estetica dell’Europa dell’Est e alla stretta relazione che c’è tra l’arte e la politica.
_ AB : Questa definizione è molto forte per me, ma ovviamente tutta l’arte in un certo senso è politica. La mia ricerca è legata all’esperienza che ho del contesto in cui vivo e se vuoi questo può essere considerato in un certo senso politico. Il mio interesse ruota principalmente intorno alla vita che mi circonda, agli oggetti quotidiani, a come si organizzano, a come appaiono, esteticamente intendo dire. Per molto tempo la mia pittura è stata autobiografica, adesso sono molto lontana da questa dimensione. Ora la mia esperienza dei luoghi che abito è fondamentale.

 

_ MS : I tuoi recenti quadri approfondiscono la riflessione sugli spazi, sull’architettura e sulle sue caratteristiche specifiche. Da piccole scatole, ai dettagli architettonici.
_ AB : Si esattamente, come vengono organizzati gli spazi, soprattutto quelli privati, così come gli spazi pubblici, sono molto stimolanti per me., perché sono molto complicati, articolati ed astratti.

_ MS : Che relazione c’è nelle tue opere con l’astrazione?
_ AB : Tutto deriva dalla realtà, tutto quanto si astrae come se le cose si sublimassero e ti trovassi a ridurre sempre di più la loro forma. Ed è proprio l’ approccio astratto agli oggetti che mi interessa. Se tu togli i dettagli dalla realtà e ti concentri sulla logica delle cose, all’organizzazione delle architetture, ottieni l’astrazione. Non solo riducendo i colori, ma intendo come se distillassi l’essenza delle cose.

 

_ MS : La tua ultima produzione è basata su tonalità di grigio. E’ relativa a quella riduzione delle forme a cui ti riferivi? Come se tendessi alla monocromia.
_ AB: Per me la relazione con il colore è strettamente connessa con il fatto che voglio concentrarmi esclusivamente sulle forme dello spazio, sulle qualità grafiche dell’architettura. Il colore distrae troppo da questo, per questo l’ho messo via, tendendo alla monocromia. Il colore porta con se altre implicazioni simboliche, altre qualità, che agirebbero sulla pittura, vedresti solo il rosso Anche se piano piano sto riapprocciandomi al colore e alle sue caratteristiche.

 

_ MS : Che mi dici circa la tecnica. Tu usi il linguaggio della pittura tecnicamente in modo classico, ma usi anche molto gli stencil. Quando e perché scegli di usare una, piuttosto che un’altra?
_ AB : Uso gli stencil perché è un modo per cambiare l’ agire nella pittura, per verificare e modificare la visione dell’immagine. Ma anche dipende dallo spray che uso che crea una superficie granulare che colpisce in modo diverso la luce, l’immagine è più ariosa. Adesso sto provando ad usare ad esempio le spazzole per capelli. Perché la pittura offre molteplici possibilità.

 

_ MS : Quali pittori ti piacciono, tra quelli contemporanei e del passato?
_ AB : E’ difficile dire, ma sto osservando con molta attenzione alcuni pittori del passato come i costruttivisti.

 

_ MS : Ho notato subito anch’io la relazione con alcuni futuristi russi.
_ AB : Come El Lissitzky, soprattutto nella composizione delle forme. Ma anche la pittura metafisica come De Chirico, Morandi, che sono riferimenti molto forti per me, ma anche Hopper. Inoltre ho scoperto dei pittori americani degli anni trenta e quaranta poco conosciuti, come Charles Sheeller che è a metà tra il fotorealismo e le influenze del Costruttivismo e del Futurismo. All’interno poi della sua pittura ci sono delle cose strane che appartengono al gusto di quegli anni, prima della seconda guerra mondiale. Come pure sono rimasta molto colpita quando ho scoperto la pittura di Kay Sage che era anche la moglie di Yves Tanguy. Una pittura molto dark e basata sul vuoto, una pittura che da’ la sensazione di infinito.

 

_ MS : Cosa presenti a Pescara?
_ AB : La serie che presento a Pescara è legata alla banalità delle cose che mi circondano, le cose infraordinarie. E’ come se volessi costruire dei monumenti a queste cose che appartengono alla mia vita quotidiana, come se fossero oggetti di propaganda del quotidiano, delle piccole cose della vita.

La mostra è realizzata in collaborazione con Phoinix gallery di Bratislava e con lo Slovak Arts Council.

A cura di Massimiliano Scuderi

Data

28 Febbraio ore 18.30

Luogo

c/o spazio urban gallery
Via L’Aquila n°31 – Pescara

Galleria completa

2020 – History repeats history

Petra Feriancová, Babi Badalov, Cyril Blažo, Stano Filko, Vladimír Havlík, Július Koller, Tamás St.Auby, Milan Tittel.

La mostra nasce dalla volontà di condurre un focus su alcuni artisti del centro ed est Europa, visti in un’ottica transgenerazionale. Il tema principale è strettamente legato a due aspetti fondamentali: i linguaggi delle nuove avanguardie fondati sul concettualismo radicale e le assonanze tra ricerche afferenti a contesti culturali diversi. In particolare vengono alla luce alcune caratteristiche comuni derivanti da dialoghi tra individualità forti e indipendenti, aspetto che restituisce  la forza di una vera e propria comunità artistica, capace di rafforzarsi a vicenda tra dimensione locale e sistema internazionale.  Leitmotiv di tutte le opere in mostra: l’utilizzo di materiali poveri o tratti dalla vita quotidiana.

La mostra è realizzata in collaborazione con Phoinix gallery di Bratislava e con lo Slovak Arts Council.

A cura di Massimiliano Scuderi

Data

29.02.2020 – 30.05.2020
La Mostra sarà visitabile su appuntamento

Luogo

Fondazione Zimei

Galleria completa